L’italia per la sua posizione geografica, al confine fra la placca eurasiatica e quella africana è da sempre un paese ad elevato rischio sismico ed in cui, con cadenza quasi decennale, si verifica un forte terremoto che causa ingenti danni e vittime.

Al tempo stesso l’Italia è un paese con una cultura millenaria e, come prova tangibile sul territorio nazionale, possiamo trovare edifici di molte epoche differenti, costruiti con varie tecniche e conoscenze.

Questo patrimonio edilizio, in particolare tutto ciò che è stato costruito prima della legge sismica n.64 del 2 febbraio 1974, non è stato progettato per resistere ad azioni orizzontali. Nonostante ciò non può essere abbattuto e ricostruito, sia per problemi di carattere storico artistico che economico.

Un ulteriore fattore di rischio nel nostro paese è dato dalla scarsa consapevolezza della reale sicurezza di un edifico da parte delle persone che lo abitano. Infatti quasi nessuno, quando decide di comprare o affittare una casa, si pone il problema della sua resistenza al sisma.

Per cercare di attenuare questo problema il 28 febbraio 2017 sono state emanate le “Linee guida per classificazione di rischio sismico delle costruzioni”.

Il decreto si pone l’obbiettivo di andare a creare uno strumento per classificare un edificio attraverso un valore sintetico, una lettera da A a G, che dovrebbe riuscire a dare un’indicazione semplice ed immediata della sicurezza dell’immobile anche a persone non esperte. La legge di stabilità 2017 ha inteso fare del Sismabonus l’occasione per un piano volontario dei cittadini, con forti incentivi statali di valutazione e prevenzione nazionale del rischio sismico degli edifici.

Alla presentazione ufficiale delle linee guida è stato detto che questo è un passaggio fondamentale per la conoscenza del patrimonio edilizio e la cultura della prevenzione.

Il fine è quello di ridurre i costi sociali in termini di vittime, di incidenza sulla vita della comunità e di diminuire i costi economici sostenuti per l’emergenza e la ricostruzione.

I danni negli ultimi 50 anni sono stati stimati in circa 5.000 vittime e 3 miliardi di euro di spesa annua per emergenza e ricostruzione.

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